In questi giorni sono impegnata in una ristrutturazione aziendale e mi trovo a fare i conti con i soliti e noti problemi delle imprese italiane: calo di fatturato, crisi, costi del lavoro alti e sempre meno sostenibili. Dall’altra parte della cortina però c’è chi nell’impresa lavora, magari da anni, che è troppo giovane per andare in pensione e troppo vecchio per mettersi di nuovo in gioco. Chi, impiegato da anni nello stesso settore e nella stessa mansione si trova ad avere una professionalità poco spendibile. In Europa il work life balance sta cambiando il mondo del lavoro. La vera sfida è – e deve diventare – ripensare al mondo del lavoro in una chiave che tenga conto della situazione contingente. E non può essere solo un impegno di governo o del legislatore. Deve diventare il nostro nuovo punto di vista. Per i lavoratori il hashtag#lavoroagile non deve essere visto come un’anticamera del licenziamento, le hashtag#collaborazioni possono diventare l’opportunità di avere nuovi clienti e più prospettive di lavoro. Per le aziende l’obiettivo non deve essere il hashtag#risparmio sul costo del lavoro, ma l’efficienza e il hashtag#benessere di chi lavora all’interno.
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